La fine dell’homo faber e il trionfo della fortuna


Ciclicamente il dibattito pubblico italiano vede riemergere sempre gli stessi temi, dibattuti dai medesimi interlocutori che approderanno alle identiche conclusioni. Il cambio di governo è una delle occasioni preferite di questo processo. L’insediamento del nuovo Esecutivo ha portato in dote, infatti, il dibattito sul merito e sul peso che esso dovrebbe avere a Scuola e nella società.
Com’era facilmente prevedibile, le forze di “destra” hanno rimarcato la loro incrollabile fede nella meritocrazia, mentre quelle di “sinistra” hanno manifestato la medesima fiducia, rifiutandone però la declinazione governativa. Va da sé che queste ultime non abbiano compiuto lo sforzo di proporre una loro definizione di merito. Un elemento di novità, però, è venuto dal dibattito extraparlamentare. Mentre deputati e senatori giuravano e spergiuravano di non essere ostili al merito, giornalisti e intellettuali organici bandivano contro quest’ultimo una vera e propria crociata.
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