Il contributo si propone di ricostruire cronologicamente la carriera dello scultore romano Giovanni Antonio Colicci attraverso tutte le sue opere certe e i documenti già pubblicati, facendo un’analisi critica delle attribuzioni finora a lui assegnate, nonché aggiungendo nuove opere certe ed un ampio numero di nuove attribuzioni alle quali si è giunti partendo dell’analisi tecnica e formale. Da tale percorso ne emerge uno scultore che va riconosciuto come uno dei più virtuosi della scultura lignea di scuola napoletana, identificabile per la sua perizia e abilità e, soprattutto, per il suo particolarissimo modo di eseguire le pieghe e per il raffinato modo di comporre e lavorare i capelli dei suoi simulacri.
Colicci replica, e non è un caso isolato, medesimi modelli per la stessa iconografia, come nel caso delle sue Immacolate e dei San Michele. Si nota, inoltre, nell’opera del Colicci il ricorrente stratagemma di realizzare composizioni speculari con la finalità di approfittare al massimo gli stessi prototipi. Nell’articolo si restituiscono allo scultore opere già attribuite ad altri maestri, addirittura Nicola Fumo o Giacomo Colombo, principali e più noti esponenti della scuola napoletana il ché dimostra l’altissimo livello artistico raggiunto da Colicci. Il successo della sua bottega viene provato dal fatto che le sue opere sono sparse per tutto il Mezzogiorno durante tutta la prima metà del Settecento.
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