Grandi contro piccoli: chi vincerà? Birbe alla riscossa in ospizio: una commedia morale di Maura Dalla Torre


Un nonno da salvare è uno di quei libri che sorprendono per originalità e freschezza.

La storia è quella di due gemelli alle prese con l’arrivo in casa del loro simpatico nonno: l’età e le condizioni di salute ne consigliano l’assistenza in famiglia ma quando peggiorano inducono i loro genitori a optare per la diversa soluzione della casa di cura. Che si rivelerà un incubo da film horror di serie B, dal quale i bambini riusciranno però rocambolescamente a strappare via il nonno, con l’aiuto della loro perspicacia e intraprendenza, e di un complice provvidenziale, un altro bambino preoccupato per la propria nonna. Frattanto, si ride a crepapelle per le situazioni comiche e le trovate geniali che si susseguono una dietro l’altra: fra infermieri minacciosi e malvagi armati delle classiche siringone, cagnacci da guardia da castello scozzese, farmaci dai nomi inquietanti e rivelatori come Rimbamben e Svegliarin, in un crescendo di colpi di scena che scivola verso l’immancabile happy ending che punisce i cattivi e insegna qualcosa a tutti: rispetto, amicizia e amore compresi.Continua la lettura…

In libreria #15 – “Lo squisito dolore” di Eleonora Nucciarelli (Midgard)


Il libro è una inconsueta estetica laica del dolore, che inquadra la dimensione della sofferenza umana ricorrendo a un eclettico percorso multidisciplinare di filosofia, psicologia, letteratura, storia dell’arte, cinema, pedagogia, psicoterapia, psicoanalisi, in un inedito compendio di pensiero e di civiltà dell’uomo. L’obiettivo è riconoscere e identificare il dolore nelle sue innumerevoli manifestazioni. Ma non solo per allontanarlo e sconfiggerlo. Il messaggio è un invito a tentare un’indagine del ruolo nascosto del nostro dover soffrire all’interno della possibile ratio che noi stessi possiamo provare a dare agli eventi: decifrarne a nostro vantaggio le inintellegibili logiche, e utilizzarle per superare l’ostacolo talora soltanto illusorio che la nostra fase contingente di sofferenza personale rappresenta sulla via teorica alla conquista della nostra felicità. Partendo da questi presupposti, normale e conseguente come soluzione veloce e scontata non ci venga proposta. Perché la soluzione non sta nel rimuovere ma nel condividere: calarci empaticamente nella vita vera, farci consapevoli e perciò migliori. È appunto in tal senso che il dolore diventa “squisito”: nel momento in cui ci eleva alla partecipazione del valore autentico che noi stessi possiamo dare alla nostra presenza nel mondo. Non a caso il saggio presenta, nel suo frontespizio, il sottotitolo “Una prospettiva filantropica”.Continua la lettura…

In libreria #14 – “Finché suona la campana” di Roberto Robert (Silele)


Il libro ci svela il dietro le quinte dell’imprevedibile e spregiudicato mondo dell’informazione e dell’intrattenimento tv. È un lavoro di grande scorrevolezza, nonostante il suo lungo sviluppo di quasi seicento pagine, e dal suggestivo profilo da amarcord. Ci ritroviamo condotti attraverso l’epoca che parte dalla gloriosa nascita e dai tempi d’oro della televisione, per approdare infine alla sua caotica, genialoide frammentazione nel magmatico multiverso dell’emittenza privata, dove le opportunità si moltiplicano alla stessa velocità dei pasticci ad esse interconnessi, che a loro volta si snodano in parallelo agli eventi cruciali della cronaca e della storia italiana del periodo. La campana del titolo infatti è quella del ring di boxe a fine round, perché diversi fra i personaggi amano alla follia questo sport, e perciò si sentono dei veri combattenti, anche e soprattutto nella loro vita professionale: nel bene e nel male. Continua la lettura…

Alberto Moravia e lo sguardo antropologico


Il saggio intende esaminare il romanzo L’uomo che guarda di Alberto Moravia, edito nel 1985. Scopo principale del lavoro è quello di individuare e seguire la componente antropologica che presiede alle scelte narrative dell’autore. Nel romanzo, in particolare, il fenomeno della scopofilia, che contraddistingue il protagonista, diventa il fondamento di indagine per capire come avviene e come funziona il nesso relazionale tra l’individuo e le cose (centrale per tutta la scrittura dell’autore già dai tempi del primo romanzo esistenzialista del ’29). Medesima importanza è assegnata all’aspetto saggistico che rende il romanzo un esemplare significativo delle sperimentazioni letterarie di quegli anni. Nella prima parte del testo sono state confrontate le scelte moraviane con alcuni dei paradigmi essenziali della civiltà letteraria novecentesca gravitante attorno al ruolo e allo statuto del personaggio. È stato dato ampio spazio alla discussione critica e bibliografica, a partire dalle pagine fondamentali di Giacomo Debenedetti, Luigi Baldacci, Cesare Garboli e altri studiosi.Continua la lettura…