L’Avvento nell’innografia ambrosiana: l’«Intende qui regis Israel»



Autrice: Alessia Vacca

Abstract: L’innografia latina trova in Ambrogio, vescovo di Milano, il suo maggior esponente: con lui nasce nuova sensibilità poetico-strutturale legata a concinnitas e simbolismo. Ambrogio scrisse un importante inno liturgico sul Natale, l’Intende qui regis Israel, riportato da Sant’Agostino: questa composizione ha sette strofe originali a cui ne è stata aggiunta un’ottava da un imitatore che ha dato il titolo definitivo all’inno. Ispirato al Salmo 79, l’inno della natività è un comlesso gioco di ricercatezza stilistico-formale e contenutistica volta a spiegare la richiesta al Salvatore di incarnarsi, la sua venuta al mondo (tema precipuo dell’avvento) e la diffusione di luce e logos che ne sono derivati. I temi principali sono la natura umana di Gesù, morto come un uomo per togliere il peccato dalla storia, e la verginità della Madonna, sua madre, spiegata con metafore e similitudini della precedente letteratura latina. Numerosi sono i richiami e le citazioni anche del cristianesimo niceno e delle Sacre Scritture come il vangelo giovanneo: il processo umanizzante di Cristo dalla natività alla morte, la sua doppia natura (divina e umana) e il conseguente riacquisto della propria piena divinità dopo la resurrezione sono i temi maggiormente spiegati nell’inno e descritti in fotogrammi che riguardano la discesa agli Inferi del Salvatore per affrancare l’umanità dal peccato e l’ascesa al Paradiso, quella stessa sede di Dio che appartiene correttamente al Figlio, seduto alla destra del Padre. L’atto del cingersi con un trofeo da parte del Redentore ricorda il suo sacrificio e, quindi, la croce stessa in cui è morto, in una sorta di involucro sinestetico-metaforico che celebra la vittoria del bene sul male. Il finale è privo della consueta dossologia cristologica o trinitaria ambrosiana ma si ammanta di una sottile polemica antiariana.

 

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