Nicola Prebenna e la poesia come ricerca di senso



La poesia non è solo un esercizio estetico, ma un mezzo di riflessione, un ponte tra l’umano e il divino, tra la realtà tangibile e il mistero dell’esistenza. Nicola Prebenna, con la sua raccolta Per Cieli Nuovi e Terra Nuova (Terebinto Edizioni), offre un itinerario poetico che esplora il contrasto tra luce e ombra, tra finitezza e infinito, tra storia e spiritualità.

In questa intervista, l’autore racconta il senso profondo del suo lavoro, le influenze che hanno plasmato il suo stile e il ruolo che la poesia può ancora avere nel mondo contemporaneo. Un viaggio attraverso parole e pensieri che invita a interrogarsi sul proprio posto nell’universo e sulla necessità di un rinnovamento interiore e collettivo.

  • Da dove nasce l’ispirazione per Per Cieli Nuovi e Terra Nuova? C’è un episodio o un momento particolare che ha segnato la nascita di questa raccolta?

La raccolta Per Cieli Nuovi e Terra Nuova matura da una costante riflessione sul senso che la persona intende cogliere nella propria esperienza di vita. Il percorso poetico che caratterizza la mia passione per l’esercizio poetico ha sempre avuto come fondamento il contrasto tra bene e male e l’aspirazione a privilegiare il bene. Tale atteggiamento non si limita tanto e solo al singolo individuo, ma coinvolge la dimensione storica, direi, cosmica della vita nella sua complessità. Nella individuazione di un principio positivo che spinga la singola persona e l’umanità intera verso il positivo, il bene, la fratellanza, trovo che la figura di Cristo occupa per me un posto centrale; ed è dalla fondamentale verità, per me, della lezione evangelica che scaturisce il desiderio, il bisogno di una nuova alba che preannunci, come anticipato dal profeta Isaia, Cieli Nuovi e Terra Nuova.

  • Il titolo è evocativo e richiama una dimensione di rinnovamento. Qual è il suo significato più profondo?

È corretta l’interpretazione di un profondo desiderio di rinnovamento, che pervade il mio impegno poetico. Il cuore dell’uomo è in continua tensione tra passioni e ragione, tra spinte egoistiche e propositi generosi, come è contraddittoria la realtà della storia e dei popoli. Ed il rinnovamento deve partire, secondo il mio modesto avvertimento, dalla persona singola, che non deve mai smarrire la dimensione politica, nel senso che persona e comunità sono realtà complementari e non esiste l’una senza l’altra; e deve investire anche la natura, l’universo, perché si armonizzi la relazione tra gli uomini e il mondo naturale.

  • Nella raccolta si intrecciano elementi di spiritualità, filosofia e introspezione. Come si combinano questi aspetti nella sua poetica?

I tre elementi in cui si articola la domanda sono effettivamente bene intrecciati e relazionati nella mia poetica. La poesia nasce dalla capacità della persona di esplorare la propria intimità, alla scoperta di aspetti del sé, che meglio lo mettano in relazione con il mondo degli altri, con la storia, con la natura. Nella vita interiore, affiorante nell’intuizione poetica, matura, nella mia proposta poetica, una strettissima relazione tra spiritualità e filosofia. Che la filosofia sia il sostrato della creazione poetica è un dato certo, pure se è vero che la poesia tocca tutte le corde della sensibilità, il pensiero, il dolore, il pianto, la gioia, la felicità, considerate parti di una creazione che oggi molti indicano come pensiero poetante. E spesso capita che l’approccio filosofico si coniuga con la spiritualità, e tale è il mio approccio al fare poesia. Mi conforta che non sono solo; anzi i miei maestri sono modelli straordinari di impegno poetico fondato su introspezione, religiosità, filosofia e tra tutti campeggia uno dei miei modelli e maestri, Dante, da cui ho tratto ispirazione per alcuni titoli di mie sillogi, Come per acqua cupa, In una parte più e meno altrove, Per correr migliori acque, e del lavoro di critica letteraria Matera del mio canto.

  • La tensione tra finitezza e infinito è un tema ricorrente nei suoi versi. Cosa rappresenta per lei questa dialettica?

Spesso mi sono inebriato e continuo a inebriarmi della contemplazione dell’infinito, colto negli spazi interminati, nelle conquiste audaci dell’intelletto, nella profondità dei diversi saperi, e tocco con mano la mia insignificanza, i miei limiti, la finitezza del mio essere. Il senso di inadeguatezza non mi porta alla disperazione, ma mi incoraggia a trovare un’ancora di salvezza nella solidarietà, nell’amore, nello spirito di fraternità che dovrebbero rappresentare la prospettiva per la quale impegnare tutte le energie disponibili.

  • Il suo stile si distingue per l’uso di immagini simboliche e un linguaggio denso e raffinato. Quali sono i riferimenti letterari e poetici che l’hanno influenzata maggiormente?

In parte ho chiarito a quali autori faccio riferimento. Come diversi studiosi che si sono occupati della mia poesia (Ugo Piscopo, Sandro Gros Pietro, Carlo Di Lieto, Paolo Saggese, Armando Saveriano, Domenico Defelice, Giuseppe Manitta, Pavel Krupka, ed altri) hanno bene individuato, la mia poesia è fortemente radicata nel culto dei classici, come attestano i titoli di diverse mie sillogi: Rari Nantes, Dacruma, In gurgite vasto, Fragmina, In rime sparse, Vulnera temporis, Era il maggio odoroso, oltre quelle già citate che rinviano alla lezione di Dante, e nei testi religiosi, dei Vangeli, del Vecchio e Nuovo Testamento, dei padri della chiesa. Tutto questo mi porta ad una concezione della poesia come testimonianza, come azione concreta, come impegno che rifugga dai compiacimenti effimeri e si faccia monito a che l’uomo e la società si ribellino alla pretesa del male, di Caino, come spesso identifico il male nei miei testi, di dominare il mondo, e si adoperino per prospettive di amore e di fraternità, interpretando l’anelito verso il bene che in tanti personaggi della storia, vicina e lontana, è stato molto vivo e presente.

  • La musicalità del verso e il ritmo hanno un ruolo chiave nella sua scrittura. Quanto è importante per lei l’elemento sonoro della poesia?

La poesia, come si evince da quanto ho fin qui precisato, è pensiero che però deve farsi armonia, altrimenti non esiste. Certo l’armonia molti la possono intendere in modi diversi. Per me armonia vuol dire servirsi della parola in modo tale che superi l’aspetto immediatamente comunicativo e si faccia strumento di un andare oltre, occasione di penetrare nelle latebre dell’intimo della coscienza per attingere sensi, significati nuovi nel proprio sé, di cogliere aspetti nuovi ed inesplorati nella realtà che ci circonda e nella interpretazione del passato che ci orienti con maggiore consapevolezza nel presente per il futuro. Un tempo la poesia era intrinsecamente fondata sul rispetto della metrica, e i grandi poeti ne hanno dato prove eccellenti, poi, a partire dalla rivoluzione avviata da Leopardi, ci si è liberati dal rispetto spesso solo formale della metrica, per trovare, con le diverse poetiche del Novecento, nuove opportunità per realizzare opere espressione di armonia, sia pure diversa da quella tradizionale. Per farla breve, la musicalità del verso, l’armonia, congiuntamente alla solidità del pensiero, costituiscono l’anima della poesia.

  • Lei ha vissuto e lavorato in diversi paesi, dalla Turchia alla Grecia. In che modo queste esperienze hanno influenzato il suo percorso poetico

Essere vissuto in contesti culturali diversi e avendovi lavorato ha affinato la mia sensibilità ed ha stimolato il bisogno di cogliere il legame profondo che corre tra la mia formazione preterita e le occasioni che le diverse realtà suggerivano. Quel che posso dire è che la passione per la poesia, coltivata fin dall’età adolescenziale e giovanile, era rimasta, nella mia prima esperienza all’estero, come sospesa, per farsi impegno costante a partire dalla mia esperienza in terra di Francia, per esplodere in terra di Grecia, e continuare fino al presente. L’immersione in contesti diversi, l’evoluzione della mia percezione della realtà ha contribuito anche a dilatare il campo della mia ispirazione poetica, che definisco passaggio dall’intuizione alla organazione, da una poesia di ascendenza ungarettiana, ad una poesia della complessità di cui i classici del passato e del tempo recente sono stati modelli esemplari.

  • In che modo oggi la poesia può ancora toccare il lettore e trovare spazio nel panorama editoriale?

La poesia oggi si scontra con una realtà molto composita. Da un lato tanti, tantissimi si illudono di essere poeti, credono di esserlo, ma sono lontani dal rendere un servizio utile alla poesia. Molti sono anche i poeti, bravi, originali, impegnati, ma sono poco conosciuti e, quando letti, non vengono capiti. C’è bisogno che nelle scuole sia favorito, promosso, l’impegno a comprendere come ci si accosta ai testi poetici, e ciò non sempre si fa. Poi c’è da sottolineare che da un lato la poesia è un bene che fa parte di un hortus conclusus, a cui accedono solo pochi, in possesso della chiave d’accesso, dall’altro è un prodotto di massa per il quale ci si accalora per parole, immagini, pensieri che immediatamente colpiscono l’orecchio, la mente, ma che non educano alla comprensione di testi più complessi, più strutturati, più in linea con la natura della poesia autentica. Un ruolo importante nella proposta di prodotti di qualità svolgono le case editrici, pur sapendo che pochi sono i lettori di poesia. Manca forse una distribuzione più efficace. Conta a volte più l’aspetto organizzativo, la capacità di coinvolgere il pubblico, l’abilità nel proporre, così che anche un prodotto banale o di non evidente qualità può essere contrabbandato come una primizia di indiscusso valore. Quel che occorrerebbe fare, per avvicinare sempre più il pubblico al bene Poesia, è un ripensamento totale sulle modalità di proporre i testi, che non possono essere confinati nel regno delle pagine scritte, ma che mobilitino più persone, più artisti che cooperino alla realizzazione di un evento, centrato sulla poesia, ma che si avvalga del contributo integrato di spettacolo, musica, recitazione. Pur rimanendo il godimento poetico legato alla lettura, nuove modalità della trasmissione del patrimonio creativo possono favorire un maggiore coinvolgimento del pubblico. E in questo anche il mondo editoriale può dare un contributo significativo.

Intervista a cura di Gianluca Amatucci