di Dario Rivarossa
Mancava un saggio sulla presenza degli animali nellʼopera di Umberto Saba, rimasto famoso per la poesia La capra e per lo zoo simbolico di A mia moglie. Provvede ora la prof.ssa Marzia Minutelli con Lʼarca di Saba pubblicata da Olschki.
Il sottotitolo sui “sereni animali” è in parte fuorviante perché nella produzione poetica, e anche prosastica, di Saba gli animali vivono sulla sottile linea di confine tra il Cantico delle creature di san Francesco e il pessimismo cosmico di Leopardi. Da una parte, rappresentano il lato innocente della Natura, liberi come sono da ipocrite convenzioni borghesi e dal marchio del peccato originale. Dallʼaltra, ad accomunarci a loro è anzitutto il dolore. Tutto questo li rende nostri fratelli, ma non minori, bensì fratelli maggiori.
Sulla comunione panica con il regno zoologico si innesta il panico dellʼappartenenza a unʼetnia sottoposta prima a pregiudizi e poi allo sterminio. Il suo rapporto con lʼebraismo era di amore/odio, mentre la sua concezione dellʼuomo schiacciato sotto il peso del peccato originale era un lascito del cristianesimo. Stranamente, Saba attribuiva questa dottrina allʼebraismo; forse perché la associava allʼangoscia psicologica che gli creava la sua appartenenza etnica, e anzi la sua stessa fisionomia, caratterizzata da vari elementi tipici dei luoghi comuni sugli ebrei.
L’articolo completo è disponibile sul numero 2 (2019) di “Riscontri”
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Dario Rivarossa “ilTassista Marino” è traduttore da inglese e tedesco, illustratore, conferenziere, saggista online e scrittore, specializzato in ricerche su Dante, la poesia barocca, la letteratura anglosassone. Ha pubblicato narrativa e immagini su antologie Usa, oltre al saggio Dante era uno scrittore fantasy, GuardaStelle 2012, tradotto anche in inglese. Per le edizioni Il Terebinto ha scritto il romanzo Il Divino Sequel e tradotto la biografia Blade Runner 1971: Il prequel di Tessa B. Dick. Contatti: dario.rivarossa@gmail.com