di Dario Rivarossa
Il culto della dea Flora è stato tra i più significativi eppure sfuggenti nella cultura dellʼantica Roma. Lo testimonia il saggio del prof. Lorenzo Fabbri. Strano destino, quello di Flora, che si ripete anche a livello di fonti documentarie. Il suo culto infatti è certamente atavico, legato comʼè al benessere agricolo e quindi nutrizionale della popolazione. Eppure sono piuttosto rari i testi antichi che ci parlano di lei e, quanto allʼarte, sono rimaste semplicemente due monete che la raffigurano con certezza!
E non è finita qui, perché la dea gentile che salvava i raccolti favorendo la fioritura del frumento e delle altre piante al momento opportuno (siccome le “stagioni pazze” esistevano già allora), per una serie di sviluppi si è ritrovata a essere presentata con una donnaccia da bordello. Cʼè una logica in questa follia: Flora era dea della fioritura, e i fiori, usatissimi nelle feste romane, venivano associati alla giovinezza e alla joie de vivre. Ovvio che un personaggio come questo suscitasse lʼinteresse di un autore come Ovidio, il quale infatti nel quinto libro dei Fasti ci lascia la più ricca trattazione poetica di Flora nella letteratura latina.
L’articolo completo è disponibile sul numero 2 (2019) di “Riscontri”
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Dario Rivarossa “ilTassista Marino” è traduttore da inglese e tedesco, illustratore, conferenziere, saggista online e scrittore, specializzato in ricerche su Dante, la poesia barocca, la letteratura anglosassone. Ha pubblicato narrativa e immagini su antologie Usa, oltre al saggio Dante era uno scrittore fantasy, GuardaStelle 2012, tradotto anche in inglese. Per le edizioni Il Terebinto ha scritto il romanzo Il Divino Sequel e tradotto la biografia Blade Runner 1971: Il prequel di Tessa B. Dick. Contatti: dario.rivarossa@gmail.com