Viaggio ne “Il cuore della Terra”. La Birmania attraverso gli occhi di un bambino

Il cuore della Terra/The heart of the earth, testo bilingue italiano/inglese, Edizioni POETICA DEL TERRITORIO/POÉTIQUE DU TERRITOIRE Saint-Vincent (AO), si è imposta come opera di particolare interesse al nostro concorso “Un libro in Vetrina”. Ne parliamo, in formula intervista doppia, con l’autrice Nadia CERCHI e l’illustratrice Daria COVOLO.

 

  • Nadia e Daria, grazie di aver accettato di incontrare noi di “Riscontri”. La storia che avete raccontato si svolge in Birmania, durante e dopo il ciclone Nargis che la sconvolse il 5 maggio del 2008. Voi ci siete state, in Birmania?

Nadia – Ciao Carlo, grazie a voi di questa bella opportunità per far ribattere “Il cuore della terra”.

Il 5 maggio 2008 quando sui giornali e in TV rimbalzò la notizia del passaggio del ciclone “Nargis” in Birmania, la notizia mi colpì profondamente. Ad ogni cosa si tende a dare un nome, forse per renderlo più familiare, ma come si fa a chiamare un tifone con il nome di un fiore Nargis, Narciso? A conti fatti, dopo il suo passaggio, 28.000 persone mancavano all’appello e 3 milioni non avevano più una casa in cui tornare. «In Birmania c’è stata l’Apocalisse» citava un giornale. Eppure “Narciso” è stato solo uno dei tanti cicloni che ogni anno, ora qua ora là, semina morte e distruzione in paesi spesso già provati dalla povertà. In genere di questi paesi noi non sappiamo quasi nulla, solo qualche notizia che ci giunge da lontano. Per rispondere alla tua domanda io non sono mai stata nel Myanmar, ho iniziato però da subito a cercare notizie sul quel paese e su quel popolo e la Birmania è divenuta per me l’emblema di tutti quei paesi e di tutti quei popoli che, nel corso degli anni, sono stati provati da calamità naturali.

Daria – Finora, anche per me, è stato solo un viaggio immaginario nel Myanmar, ma la mia intenzione è quella di visitarlo appena possibile insieme a mio figlio, un probabile viaggio di formazione per entrambi.

  • Nello specifico, com’è nata l’idea di scrivere Il cuore della Terra?

Nadia – Scrivere Il cuore della Terra è stato un modo per sentirmi più vicino a quella popolazione, non volevo che il tempo mi portasse a dimenticare ciò che era successo. Diciamo che l’onda “fisica” ha generato in me un’onda emotiva che, come spesso mi accade, si è trasformata in parole. Il cuore della Terra è la storia di Nyan, del suo passaggio dall’essere bambino al diventare uomo, attraverso i riti di iniziazione e le tradizioni del suo popolo. Nel vivere il suo quotidiano, egli ci porta a contatto con la cultura e le abitudini birmane. Poi il punto di vista cambia a causa di un evento naturale inaspettato e diviene quello di un seme lanciato nella terra. Così come è avvenuto per i 28.000 semi del racconto, che hanno atteso pazientemente il risveglio della terra, questa storia per qualche anno, è rimasta sopita in un cassetto.

  • Come ha preso forma nel tempo la collaborazione tra voi? Da un punto di vista tecnico, le illustrazioni sono scaturite a partire da un testo già definito, o viceversa è stato il lavoro figurativo ad orientare ed influenzare la stesura del testo?

Nadia – Questo “risveglio” è avvenuto sei anni dopo, in occasione di un week end in Valle d’Aosta. Qui ho avuto occasione di veder esposte, in una biblioteca locale, alcune opere che mi hanno subito colpito per la forza evocativa del loro astrattismo. Ho chiesto di conoscere l’autrice che guarda caso era anche la bibliotecaria: Daria! Le ho così proposto la lettura del testo…

Daria – Mi sono subito sentita attratta dal testo di Nadia. In poche semplici frasi descriveva con precisione e tenerezza un mondo lontano, sconosciuto, nel pieno della gioia ma anche poi nella tragedia. Nel suo racconto ho trovato un’eco della mia rappresentazione del mondo. Le opere che Nadia aveva visto esposte appartenevano ad una serie di disegni a tempera, con colori vividi e separati tra loro da netti contrasti, quasi fossero dei puzzles in cui ogni tessera è di un colore solo, ispirati a immagini di visi esotici e di terre lontane. E proprio a partire da uno di questi disegni (quello che raffigura la nonna) ho creato tutti gli altri seguendo la storia di Nyan, al quale mi sono subito affezionata.

  • Il libro si rivolge sia ai ragazzi – come il piccolo Nyan e la bimba senza nome dolcissimi protagonisti involontari della storia – che agli adulti: che tipo di ragazzi e di adulti vorresti lo leggessero?

Nadia – Non ti ho ancora detto che sono un’insegnante di scuola primaria e che da una decina di anni scrivo e pubblico fiabe per bambini con un’altra casa editrice. Questo è stato per me un libro “fuori dal coro”. Completamente diverso per genere e contenuto da tutti gli altri. Quando esce un mio libro in primis non mi chiedo “Chi lo leggerà?” ma “A chi potrei leggerlo?”. Infatti mi piace far passare attraverso la mia voce narrante, quasi sempre accompagnata da musiche di sottofondo, le emozioni che io stessa ho provato nello scrivere. Così propongo i miei libri nelle scuole o nelle librerie. Con Daria c’è stato un ulteriore passaggio: le illustrazioni. Daria ha dipinto dei veri e propri quadri che hanno fatto da cornice alla narrazione in due importanti eventi, uno da lei in Valle d’Aosta a La Magdeleine e uno da me in Lombardia a Pavia. Qui il pubblico era di adulti che hanno apprezzato il nostro lavoro per la sua peculiarità.  Chi vorrei che lo leggesse? Chiunque abbia voglia di emozionarsi, immedesimarsi, mettersi in gioco utilizzando le pagine proposte alla fine, indipendentemente dall’età.

Daria – Va bene per tutti! Questo libro è peculiare perché suggerisce notizie su un paese lontano, ci presenta con empatia il protagonista, racconta un dramma e una rinascita; le 12 tavole accompagnano il viaggio letterario che diventa ancora più profittevole se letto in inglese con i piccoli scolari alle prese con lo studio di questa lingua che, peraltro, viene insegnata nel Myanmar come lingua secondaria. E le ultime tavole, da colorare, sono un invito al divertimento o alla meditazione, a seconda dell’età di chi lo legge.

  • Il libro è uscito nel 2015 e fa parte di un progetto più ampio di comunicazione volto allo sviluppo territoriale nazionale ed internazionale, per questo è stata fatta la scelta di un testo bilingue?

DariaIl cuore della Terra ha entusiasmato anche i nostri editori, l’Associazione Poetica del Territorio di Saint-Vincent (AO), che hanno voluto aggiungere al testo e alle immagini una presentazione del libro accattivante, con una finitura robusta e sofisticata ed hanno dato il via ad una collana “Serendippo” che ad oggi conta 4 volumi. L’Associazione Poetica del Territorio, fondata nel 2010 da Maria Vassallo, Enrico Formica e dal senatore Cesare Dujany che ha ricoperto la carica di presidente fino al 2019, promuove la conoscenza del territorio valdostano nelle sue valenze ambientali, sociali e storiche ma ha uno sguardo aperto verso i territori più ampi del mondo; è nato così The Heart of the Earth.

Il testo è bilingue italiano/inglese poiché all’inizio della mia carriera ho vissuto dieci anni a New York dove studiavo e lavoravo, quindi mi è venuto spontaneo pensarlo anche in lingua inglese. Il testo bilingue avrebbe poi potuto dare al libro un respiro internazionale anche attraverso la vendita su internet; sappiamo ad esempio che il volume si trova in vendita anche in una libreria danese.

  • E voi? Vi sentite cambiate, oggi, dal viaggio, da questo racconto per parole e immagini, da questa complessiva esperienza? Cosa sperate ancora per “The Heart of the Earth”?

Nadia – Hai ragione Carlo nel definire un racconto “un viaggio”. Non sempre quando si parte si sa esattamente dove si arriverà e da dove si passerà. Un viaggio è fatto inoltre di incontri e relazioni. E così è stato per Il cuore della Terra che ha preso strade impensate e trovato amici inaspettati. Non so verso dove “Il cuore” stia andando, non è un libro molto pubblicizzato e per “trovarlo” bisogna “cercarlo”.  Io posso dirti che durante la “prigionia da Covid” che ho dovuto sperimentare in forma ancor più coatta avendo contratto il virus, un pensiero ricorrente che mi ha sostenuto è stata l’immagine del seme sotto la terra che riposava acquistando forza per un nuovo slancio verso l’alto. Così è stato per me e così mi piacerebbe fosse anche per questo libro. Intanto, grazie a voi, dopo qualche tempo di silenzio è ritornato… in vetrina!

Daria – Quello che ci è stato restituito dai bambini, dal loro interesse per la storia e dalla loro fantasia con i disegni, è stato per me un grande arricchimento e una crescita. Negli anni seguenti alla pubblicazione del libro, abbiamo proposto dei laboratori nelle scuole primarie della mia regione, la Valle d’Aosta, per ascoltare la storia, vedere immagini vere del Myanmar e capire dove si trova, sperimentare con i colori, esercitarsi con la lingua inglese. Come ogni volta che entro in contatto con lo slancio dei bambini, ho acquisito ricchezze insospettate, entusiasmo, risorse e una crescita personale. Mi farebbe piacere che Il cuore della Terra continuasse a battere!                  

intervista a cura di Carlo Crescitelli

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