Dai Sogni alla Scrittura: Cosimo La Gioia e l’Arte della Narrazione Transformativa



Intervista a cura di Gianluca Amatucci

Cosimo La Gioia, tre libri pubblicati con la casa editrice “Il Terebinto”.
Esperienza interessante anche quella a Napoli nel 2023 con l’evento “Ricomincio dai libri” a cui ha partecipato con le sue pubblicazioni nello stand allestito dalla casa editrice diretta da Ettore Barra.

Chi è Cosimo La Gioia e da dove nasce la scelta di scrivere?

Sono tarantino di nascita (classe 1964) e triestino d’adozione negli anni della gioventù: a Trieste ho frequentato tutte le scuole, mi sono laureato in ingegneria elettronica e ho lavorato i primi due anni della mia vita professionale.
Mi sono trasferito all’estero da più di trent’anni e risiedo a Monaco di Baviera dal 1993; il ritorno in Italia è tuttavia vicino. Sono sposato con Christine, belga, e abbiamo quattro figli bi-nazionali, italiani e belgi. Sono appassionato di scienza da sempre, soprattutto astronomia e fisica, e sono attratto dalla vita associativa e dalla cooperazione, nell’ambito professionale come nella vita privata. Il lungo soggiorno all’estero potrebbe aver influito sulla mia scoperta personale della scrittura, al termine di un percorso di ritorno verso l’italiano, che è la mia unica lingua madre. Il richiamo della foresta: nel mio caso personale è stato la riscoperta della mia lingua madre. A me la scrittura dà una magnifica sensazione di libertà: ti siedi di fronte allo schermo e puoi scrivere quello che vuoi, creare mondi, personaggi, storie, praticamente senza limitazioni che non siano i vincoli della lingua. Libertà quindi, e poi creatività: per me il mondo della scrittura è il mondo della creatività, che è possibile naturalmente esercitare in tanti altri ambiti, nella musica, nelle arti, così come nella tecnica e nei lavori manuali. Dopo aver fatto e ancora adesso facendo esperienza nel mondo della produttività e della struttura in ambito lavorativo, avendo vissuto una fase nel mondo dell’iniziativa personale, sono infine approdato al mondo della creatività. Credo anche che si abbia desiderio di scrivere quando si sente che si ha qualcosa da dire. Non ho cominciato a scrivere da giovane perché non sentivo il bisogno impellente di dire qualcosa di valore generale. Adesso invece lo sento questo bisogno, in seguito all’esperienza di vita accumulata e alle numerose storie umane di cui sono venuto a conoscenza: grazie a queste l’ispirazione per nuove storie sorge più facilmente e spontaneamente. Infine, essere scrittore mi dà la possibilità di partecipare attivamente a eventi di beneficenza, proponendo qualcosa di originale, di mio, in modo da contribuire alla raccolta fondi e dunque al successo dell’evento.
 
Nel suo libro “Come un battito d’ali di farfalla” ci sono storie da leggere attentamente. Di cosa tratta?

Il racconto che dà il titolo alla raccolta è Come un battito d’ali di farfalla: la farfalla è da sempre considerata l’animale per eccellenza simbolo del cambiamento, del migliorarsi: fin dall’antichità è stata vista come un essere speciale, capace di compiere diverse metamorfosi e rinascere sempre sotto nuova forma.
Il racconto si basa in particolare sul cosiddetto effetto farfalla, analizzato per la prima volta dal matematico e meteorologo statunitense Edward Lorenz già negli anni ’60: un piccolo cambiamento nelle condizioni iniziali produce un’evoluzione significativamente diversa in un sistema complesso. Come un battito d’ali di farfalla è in realtà un doppio racconto, che combina effetto farfalla e porte girevoli (revolving doors): la mia intenzione è quella di mostrare come le nostre azioni, le azioni di un singolo individuo, possano incidere sulla realtà, fino alle conseguenze più estreme. Un’intenzione simile l’avevo già avuta in uno dei racconti del mio primo libro, L’ascensore e altri racconti.
Leone e l’Ego: in psicologia, l’ego è spesso definito come una maschera sociale che tutti portiamo, caratterizzata da pennellate di superbia e una quantità elevata di meccanismi di difesa. Leone e l’Ego è la vicenda di un cantante celebre, dall’ego smisurato, che si trova all’improvviso in una condizione di assenza dell’ego con tutte le difficoltà che ciò comporta. Tuttavia questa esperienza gli dà la possibilità di ricostruirsi una nuova vita. Mi è stato detto che il racconto ha delle caratteristiche adatte a una riduzione teatrale. L’assemblea è la cronaca di un’assemblea di condominio sui generis. La mia intenzione è stata quella di scrivere un racconto ironico, anche comico, in gran parte una commedia, sull’assurdità del comportamento di certe persone nelle riunioni, tese solo ad affermare il proprio ego e non a trovare soluzioni o compromessi per risolvere i problemi. C’è una relazione con Leone e l’Ego, così come con il filo conduttore di L’ascensore e altri racconti, nel quale il messaggio centrale è un inno alla cooperazione. Sophie e il trader è la storia di un amore difficile tra una giovane psicologa e un ambizioso trader, il quale ha una doppia natura, un po’ alla Dr Jekill e Mister Hyde: fino quasi alla fine rimane in sospeso quale delle due nature del coprotagonista possa prevalere. In questo racconto c’è anche una forte componente di vita aziendale, in particolare in un ambiente estremamente competitivo. Il virus è il primo dei due racconti abruzzesi: si svolge a L’Aquila, ma c’è anche Castel del Monte e vengono menzionati Rocca Calascio e Campo Imperatore. Il racconto sviluppa un intreccio tra pandemia e streghe e tra l’altro svela la verità sulla Notte delle Streghe che si svolge ogni estate in questo splendido borgo. Una lettrice attenta l’ha definito un racconto femminista.

La seconda grande rinuncia ha Celestino V e Benedetto XVI, i due pontefici dimissionari, come protagonisti indiretti. Il racconto è ispirato a una riflessione di un noto giornalista abruzzese, Fulgo Graziosi, che osservò come inviato un gesto particolare di Benedetto XVI nell’aprile del 2009, quando il pontefice venne in visita a L’Aquila dopo il terribile terremoto che aveva colpito la regione.
 

Nelle storie di “L’ascensore e altri racconti” si riflette la ricerca della verità che lei conduce, attraverso vicende emblematiche caratterizzate dall’esplorazione del limite e dal gusto per il paradossale. Perché ha deciso di lavorare su queste tematiche?

Due concetti chiave del mio libro d’esordio sono l’eccesso e il contrasto solitudine/cooperazione. La ricerca delle situazioni paradossali, o ancor di più surreali, è una logica conseguenza del voler narrare storie eccessive, che colpiscano l’attenzione del lettore. La storia centrale, L’ascensore, è stato definito kafkiano da due lettori attenti, e trovo la definizione appropriata. Il racconto sviluppa il tema della paura della caduta sociale, che è un rischio accentuato nella società moderna: una domanda alla base di questo racconto potrebbe essere: “Quanto di te sei capace di vendere per poter lavorare?”

Nel libro “L’ascensore e altri racconti” ci sono storie quotidiane, la modernità è protagonista e ci sono persone che riflettono i canoni di una umanità varia. Quanto conta l’esplorazione del singolo nei suoi racconti?

L’ascensore e altri racconti comprende storie di vita quotidiana così come storie di vita aziendale. L’esplorazione del singolo è importante e mi interessa molto la caratterizzazione psicologica dei personaggi, tramite le loro azioni e anche i loro pensieri, oltre che attraverso i dialoghi. In questo modo intendo scrivere storie che possano indurre una forte partecipazione da parte del lettore e comunicare molte emozioni. Da un lato per i temi, che sono situazioni in cui ognuno può venirsi a trovare o che gli sono familiari; dall’altro, come detto, per la caratterizzazione psicologica dei personaggi. Due lettori mi hanno dato un bel riscontro: la lettura di un racconto in particolare, La mamma tigre, ha suscitato in loro il desiderio di entrare nella mente del personaggio per guidarlo e fargli cambiare idea. 

 
Nella scrittura spesso si dice che la fantasia deve essere al potere. Come gestire e dosare questo potere?

Sono perfettamente d’accordo sul ruolo essenziale che gioca la fantasia. Per quanto mi riguarda, la maggior parte delle idee per le nuove storie mi appaiono sognando a occhi aperti e può accadere in qualunque momento e ovunque: mentre sono in dormiveglia, mentre cammino, vado in bici, nuoto, mentre leggo, durante una conversazione, persino occasionalmente mentre guido, ma solo quando conosco il tragitto a memoria. Altre fonti di ispirazione sono gli atomi o frammenti di realtà attorno a me: episodi che mi accadono, frasi che sento, episodi di cronaca. Inoltre, l’ispirazione può derivare dalla lettura: per me può essere un testo di narrativa, in particolare un passaggio specifico o l’idea generale del racconto. E può anche essere un libro o un articolo di scienza, quando un passaggio mi colpisce in maniera particolare. Spesso l’idea che deriva da un testo scientifico è legata alla fantascienza, genere con il quale continuerò a cimentarmi. Se l’origine di tutto è la fantasia o l’immaginazione, per la scrittura è necessaria poi una certa disciplina: bisogna scrivere regolarmente (al meglio ogni giorno o quasi) e impegnarsi a utilizzare un linguaggio semplice ma non banale. Quando termino la prima stesura di una storia me la rileggo poi decine di volte per migliorarla. Per quel che mi riguarda, inoltre, tutte le storie che ho pubblicato sono state esaminate da una editor professionale, capace di eseguire sia un editing strutturale sia un editing linguistico: in particolare la fase strutturale
richiede parecchio lavoro anche da parte dell’autore. Ogni tanto comunque accade che lei giudichi che il racconto non ha bisogno di editing e al più mi dà un paio di consigli: ad esempio è successo con A scuola di universi. C’è dunque un grande lavoro da svolgere prima di proporre un nuovo libro all’editore: mi pare una cosa buona e un segno di rispetto verso i lettori. 

Quali sono i tuoi progetti futuri?

In generale, ho l’intenzione di pubblicare numerosi libri nei prossimi anni. Un progetto imminente è la pubblicazione delle versioni inglese e francese di Come un battito d’ali di farfalla, in modo da poter raggiungere anche un pubblico internazionale. Inoltre, sto scrivendo un nuovo racconto di fantascienza cosmologica, sul tema delle onde gravitazionali, e lo combinerei con A scuola di universi per ottenere un libro di fantascienza di spessore. In seguito, potrei scrivere un libro su un tema critico e sempre attuale, la violenza sulle donne: ho già iniziato un racconto. Poi ci sono i progetti insieme agli amici del MIAMA, il Movimento Italiano Autori Musicisti Artisti, nato nel 2022 e del quale A scuola di universi è stato il primo progetto concreto: con loro siamo reduci da un evento poli-artistico a L’Aia (Paesi Bassi) e prevediamo altri eventi a Roma, L’Aquila, Trieste, Monaco di Baviera e così via.
Mi piacerebbe ottenere una riduzione teatrale di Leone e l’Ego. Nei sogni del MIAMA c’è anche la versione cinematografica tratta dal mio ultimo libro Come un battito d’ali di farfalla.