Un giornalista si barcamena nella temperie che ha appena investito il paese: una legge che limita la fruizione dei social, concepita e introdotta allo scopo di limitarne l’effetto tossico da iperfrequentazione web generato nella pubblica opinione. Che intanto è in fermento per il motivo opposto: tutti stanno infatti sperimentando quanto sia difficile mandare avanti e riconvertire l’economia e le relazioni sociali, senza più la rete come principale riferimento. Per giunta il protagonista si ritrova improvvisamente ad avere che fare con misteriosi casi di cronaca nera che appaiono toccare proprio le sue amicizie e i suoi affetti. Questi gli incidenti narrativi presupposto di Morte alla fine dei social (AltroMondo 2021), teso e appassionante thriller di Marco Venturi. L’Italia distopica di Venturi – anzi forse meglio diremmo la Toscana, visto che la storia si svolge tutta in questa regione, eccezion fatta per piccole puntate in Romagna – conserva piacevolmente i tratti distintivi di quel territorio, incluse le notorie pose scanzonate e sardoniche del suo popolo, che fanno da originale e gradevole contraltare al cupo sviluppo e incalzare della vicenda, strappando al lettore più di un sorriso e persino qualche imprevista risata, mentre l’evoluzione inquietante degli eventi conduce al climax e alla sorprendente, spettacolare risoluzione finale. Al pari degli efficaci tratteggi psicologici e di costume, sono definiti con perizia e realismo i contesti investigativi e giudiziari, e le connessioni con il sottobosco della politica e della criminalità: l’autore ha optato per un’indagine dell’Arma dei Carabinieri, invece che della Polizia di Stato, come generalmente capita di leggere. Gli ingredienti necessari a coinvolgere e a indurre il fatidico voltapagina ci sono tutti e anche qualcosa di più: un’idea brillante e intrigante, sviluppi articolati e spiazzanti, la giusta dose di umorismo, figure umane dai connotati di verità con le quali empatizzare o sulle quali rabbrividire. Decisamente un’ottima prova.
Profilo biografico:
Carlo Crescitelli è nato ad Avellino, Irpinia, dove oggi vive, e va oramai per i sessanta. Gli piacciono: la musica rock e la world music, il cinema, i viaggi al freddo e alla pioggia, la letteratura fantascientifica, fantastica e misteriosa in genere. Ma non solo queste cose e non necessariamente in quest’ordine. Un’altra cosa che gli piace è scrivere storie: ma forse ancor più gli piace leggerle e raccontarle. Sarà magari per questo che lo leggete qui e che possiede tutti i romanzi di Emilio Salgari, e continua a mandare in giro il suo alter ego, l’antiviaggiatore, quando può.