L’articolo approfondisce la riscoperta dell’arte antica e quindi di importanti tecniche, come quella della cera persa, nel periodo rinascimentale. La fusione a cera persa, perfetta per la fusione di statue cave in bronzo di grandi dimensioni, era usata dagli artisti sin dai tempi più antichi. Rispetto alla lavorazione del marmo e della pietra, più ostiche, permetteva di ottenere opere con geometrie più complesse, di maggiore naturalezza e vitalità. Con la fine dell’Impero romano d’Occidente mutò il concetto di arte ed il modo di concepirla. La tecnica della cera persa cadde parzialmente in disuso, rimanendo viva nella parte orientale dove le sculture antiche divennero fonte primaria di ispirazione per la cultura figurativa ed iconografica bizantina. In questo clima di cambiamento storico e culturale, l’arte medievale, con i suoi stilemi bidimensionali aveva perso il naturalismo e la resa plastica, soprattutto in scultura, tipici dell’arte antica. Il Rinascimento portò una ventata di aria diversa, nuova. Gli intellettuali cominciarono ad interessarsi ai grandi classici della letteratura, ai trattati artistici e, in questo periodo di vera e propria rottura, l’arte antica iniziò ad essere studiata e collezionata. Iniziava così l’epoca moderna che vide assoluta protagonista l’Italia e la città di Firenze. La prima scultura fu il San Giovanni Battista di Lorenzo Ghiberti, commissionato dall’Arte di Calimala per le nicchie della facciata della chiesa di Orsanmichele. L’opera ebbe notevole successo, soprattutto per l’utilizzo del materiale divenuto adesso simbolo di prestigio. L’articolo mira ad indagare e contestualizzare il delicato passaggio dall’arte medievale all’arte rinascimentale, attraverso la riscoperta delle tecniche antiche come quella della fusione a cera persa.
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