di Guido Tossani
Tra la fine del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento la società letteraria italiana conobbe un notevole ampliamento della produzione letteraria, il cui segno più evidente fu il contributo che vi profusero le donne, passate dal ruolo di lettrici a quello di autrici. Il petrarchismo era il tono poetico più confacente all’animo femminile.
Tra le poetesse del Cinquecento, Vittoria Colonna fu la più illustre per nascita e condizione sociale. Figlia del condottiero Fabrizio Colonna, nacque a Marino, presso Roma intorno al 1490. Sposò Ferrante Francesco d’Avalos, marchese di Pescara e capitano generale delle truppe imperiali. La memoria del marito divenne in lei materia di culto e di ispirazione poetica: fu il motivo dominante della sua vita di donna e d’artista e divenne spunto per più ampie riflessioni di vita intellettuale e religiosa. Il valore poetico della Colonna è stato spesso ricercato più nelle sue inquietudini spirituali che nei risultati della sua arte. La tematica religiosa fu per lei oggetto d’arte e di vita. Soprattutto la conoscenza del letterato e teologo spagnolo Giovanni Valdés la instradò in quel filone che viene definito “evangelismo” e che ebbe esponenti in tutta Europa del calibro di Tommaso Moro, Erasmo da Rotterdam e Reginald Pole.
Lo stile della Colonna dimostra grande equilibrio tra la correttezza del linguaggio poetico e l’eticità dei contenuti. Ma l’equilibrio è evidente anche nel rapporto fra tensione stilistica e sentimenti. Le tematiche trattate, dunque, non sono mai leggere e vengono espresse costantemente con un petrarchismo di grande valore.
L’articolo completo è disponibile sul numero 1-2018 di “Riscontri”
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Guido Tossani è nato a Firenze nel 1981. È attualmente docente di Lettere nella scuola secondaria. Ha insegnato al Centro di Cultura per Stranieri dell’Università di Firenze. Ha curato le riedizioni di Osiride, raccolta di sonetti del triestino Giuseppe Revere (1812-1889), e degli Eroi della soffitta, poema del siciliano Giuseppe Aurelio Costanzo (1843-1913). È, inoltre, autore di una Introduzione allo studio del Decameron. Per il Terebinto Edizioni ha curato la riedizione de I Canti del povero di Parzanese.