Massimo Torsani si è conquistato il posto di finalista al popolare concorso per inediti “1 Giallo x 1000”, che ha fruttato al suo Il Pastore la pubblicazione per i tipi di 0111 Edizioni. Con la sua Opera si è poi portato all’attenzione di noi di “Riscontri”, partecipando al nostro concorso per volumi editi “Un libro in vetrina”. Siamo molto curiosi di saperne di più sul suo libro e anche su di lui, e quindi partiamo subito con le domande.
IL PASTORE
di Massimo Torsani
- Ci sono storie che mettono in campo protagonisti… non umani, ed è decisamente il caso della tua: che cosa mi dici di questa Sardegna fascinosa ed enigmatica presente in ogni tua pagina, e dalla quale non si può mai prescindere? Ce l’hai voluta, al centro di tutto? O è stata lei a prenderti la mano, mentre scrivevi? Com’è andata davvero?
Ti ringrazio Carlo. Rispondo volentieri ai tuoi quesiti. Colgo l’occasione per informarti, ed informare i lettori, che questo romanzo fa parte di una serie, composta da libri che si leggono indipendentemente ma hanno in comune protagonista e ambientazione. Il secondo, dal titolo La sauna, sarà pubblicato prima di Natale ed il terzo sta per essere ultimato.
Semplicemente la Sardegna è parte della mia vita: da più di quarant’anni la frequento, vi ho trovato l’amore, ci ho vissuto per cinque anni e da più di trent’anni lavoro qui, trascorrendoci quasi metà dell’anno. Mi considero romano ma la Sardegna è ormai parte di me.
- Leggendoti, si intuisce che, più che delitti, tu ami raccontare emozioni: e ti piace soffermarti su mille altre cose che vanno oltre gli accadimenti in senso stretto. Ti senti a tuo agio nei panni di autore noir? O preferiresti magari essere annoverato e spaziare altrove, letterariamente parlando? Che rapporto c’è, nella tua scrittura, tra gli aspetti squisitamente crime, e quelli più ampiamente psicologici?
Posso dire innanzitutto che scrivere di noir è divertente. A mio avviso presenta poi altri vantaggi: permette facilmente di costruire una serie in cui le personalità, e le vicende individuali, dei personaggi possono essere approfondite, un volume dopo l’altro; tecnicamente poi, realizzata la trama della vicenda gialla, rimane la possibilità, nella stesura dell’ordito narrativo, di concentrarsi sulle vite dei personaggi. Uso volutamente il termine vite perché questi, a volte, sembrano davvero avere una vita propria, indipendente dall’autore, che raccontano tramite la mia scrittura quasi a prescindere dalla mia volontà. Così è capitato che personaggi concepiti come minori, come Sally, abbiano acquisito quasi mio malgrado spessore e rilevanza. Gli aspetti crime, come tu li definisci, costituiscono un banco di prova per i personaggi attraverso cui si delinea la loro complessità psicologica.
- Un tema che ti appassiona, e si vede da come lo ribadisci costantemente attraverso i tuoi personaggi, è quello del rapporto tra le varie età della vita e le sensibilità ad ognuna di esse corrispondenti. Di questo sono in molti a scriverne, certo; ma tu, a differenza di tanti altri, non concludi mai il discorso in termini divisivi… non ci credi, quindi, ai conflitti generazionali insanabili? Sei sempre ottimista che possano comporsi nel confronto e nel dialogo?
Non credo nell’insanabilità di qualsiasi tipo di conflitto, a meno che ad esso non sia sotteso un interesse egoistico più o meno mascherato. In presenza di disinteresse, buona volontà, e della necessaria intelligenza atta a realizzare una reale introspezione, i conflitti generazionali possono, a mio avviso, essere, anche se non sempre facilmente, non dico ricomposti ma almeno condotti ad un livello di consapevolezza che permetta di realizzare una reciproca cognizione delle reali motivazioni che guidano noi stessi e gli altri.
- Restando ancora nell’ambito dei ricchi profili dei tuoi personaggi, devo dirti mi ha molto colpito la figura del tuo ingegner Fabio Marella; Sardegna sullo sfondo a parte, è chiaramente lui a portare avanti e dare slancio a tutta la vicenda, che gli gira indubitabilmente intorno in ciascuna delle sue fasi. Tu lo hai voluto empatico, assertivo, riflessivo, ma anche scanzonato e a suo modo gaudente, quando non a tratti impulsivo e scapestrato… e tuttavia, visto che tu vanti invece una laurea in filosofia – oltre a dare, stando almeno al tuo stile di scrittura, la sensazione di un tipo con la testa bene sul collo – lui non sembrerebbe troppo riferibile a te e alla tua esperienza individuale. O magari mi sbaglio? E comunque dimmi: al di là della tua personale sensibilità, ti sei ispirato anche a qualcun altro, o a qualche situazione in particolare, nel tratteggiare i suoi comportamenti, le sue scelte, le sue motivazioni?
Fabio Marella è simile e contemporaneamente molto diverso da me. Svolgiamo lo stesso lavoro, viviamo entrambi a cavallo tra Sardegna e continente, ci siamo innamorati e sposati dopo aver conosciuto in quest’isola l’altra metà della nostra mela. I nostri cani stranamente si assomigliano ed anche i nostri peperoncini piccanti da compagnia. Per le tante differenze, che ne configurano una personalità ed una storia totalmente difformi, in parte mi sono ispirato a figli, conoscenti ed amici, in parte sono ricorso a quelle tante vite che non ho vissuto ma avrei potuto o voluto, a quel mondo dei se… che così frequentemente visito con la fantasia.
- Constatata l’ampiezza e l’eclettismo del tuo approccio narrativo, non ci ha sorpreso più di tanto venire a conoscenza che tu hai nel cassetto – anche se oggi dovremmo dire: nel pc – nientemeno che un format televisivo e un soggetto cinematografico. Ma adesso vorremmo capirne di più: puoi dirci, a grandi linee, di cosa si tratta? Perché ti interessano tanto il cinema e la tv?
Il soggetto, ora ho anche terminato la sceneggiatura, si riferisce un film ambientato anch’esso in un campeggio, che è insieme thriller e racconto di formazione e di scoperta di un nonno ed una nipote. Il format riguarda un game show ispirato ad attività che ideo e svolgo realmente nel mio lavoro durante la stagione estiva. Il cinema per me è antica passione, come spettatore, e sogno di potervi accedere, magari proprio come soggettista o sceneggiatore. Attualmente sto cercando di promuovere entrambi, cosa non facile per chi non ha contatti con l’ambiente.
- Massimo, grazie di aver parlato con noi, e in bocca al lupo per tutto quel che tu più desideri! Lasciamoci con una piccola sfida scherzosa, se ti va. Prova a salutare il pubblico dei lettori di “Riscontri” che ha appena fatta la tua conoscenza, ma calandoti stavolta nei panni di Barbara Piredda, pestifera nipotina dell’ingegner Marella, la quale sicuramente vorrà mettere in campo tutte le sue irresistibili doti di simpatia e persuasione per convincerli a leggere “Il pastore”. E vediamo cosa succede, quando è addirittura una delle tante creature della tua fantasia a intervenire per sostenerti… a te la parola, piccola Barbara!
Vi saluto tutti e spero leggerete le avventure di quell’imbranato di mio zio (se non lo aiutassi io…). State tranquilli: riuscirò prima o poi a trovare la donna giusta per lui, che non è capace di tenersele. Io non andrei bene: sono troppo piccola. Peccato perché è così carino. Ora scusate ma devo prepararmi per una immersione, sempre con lo zio (lo aiuto anche lì). A presto e se volete conoscermi meglio, leggetemi.
a cura di Carlo Crescitelli