SPECIALE “UN LIBRO IN VETRINA 2021”
intervista a cura di Carlo Crescitelli
Abbiamo fatto la conoscenza di ELEONORA NUCCIARELLI, l’autrice di LO SQUISITO DOLORE (MIDGARD 2021), l’eclettico testo estetico/filosofico sul senso del dolore che si è aggiudicato la vittoria, per la sezione saggistica, della seconda edizione della nostra rassegna per volumi editi “Un libro in vetrina”. Ecco che cosa ci ha raccontato di questo suo lavoro, nel corso del nostro rilassato colloquio.
- Eleonora, congratulazioni per la tua bella affermazione, e spieghiamo subito una cosa importante ai nostri lettori e lettrici: il tuo è un saggio di… filosofia? Psicologia? Pedagogia? Letteratura? Storia dell’arte? Psicoterapia e psicoanalisi? Tutte queste cose insieme, nessuna di queste? Facci capire come bisogna approcciare le tue pagine.
Domanda interessante, grazie Carlo. Girovagando per gli scaffali delle librerie ho trovato il mio saggio catalogato tra le proposte di critica letteraria. Il libro, in realtà, affronta il dolore da tutti i punti di vista che hai elencato e li attraversa, ma io non amo i compartimenti stagni; preferisco dunque definire questa mia opera come un seme al vento, con la speranza possa far sbocciare germogli e fiori.
- C’è anche un sottotitolo: “Una prospettiva filantropica”. Che cosa vuol dire?
Il sottotitolo “Una prospettiva filantropica” è legato allo scopo per il quale ho deciso di pubblicare questo libro: offrire una prospettiva fatta di spunti di riflessione dai quali partire per entrare in contatto con se stessi, ispirata da un sentimento di benevolenza nei confronti delle nostre ferite interiori.
- Una domanda da un milione di dollari: fra la molteplicità di temi caldi da te affrontati, qual è secondo te oggi quello più importante e urgente? Lo so che è difficile, ma per favore scegliamone uno solo, proprio per evidenziarne la forza: chi soffre, non dico di più degli altri, ma anche soltanto davvero molto, oggi?
Sono fortemente convinta che il dolore sia talmente personale e che la sospensione di giudizio sia necessaria, in questo caso. Il tema che ritengo più urgente è quello del dolore come fonte di ispirazione che, se canalizzato nella giusta direzione, può contribuire a generare energia creatrice. Non a caso tutti i riferimenti agli autori, alle correnti, alle opere e a tutto ciò che rimanda alla cultura sono fortemente voluti e si augurano di essere catalizzatori di ulteriori approfondimenti personali.
- Eleonora, una curiosità ti tipo tecnico: com’è stato, per te, dover compendiare ai tuoi fini espositivi una bella fetta di pensiero e di civiltà dell’uomo in un numero relativamente ristretto di pagine? Hai avuto dei momenti di ansia nel dover riassumere secoli e secoli di storia dall’antichità a oggi? Che metodo di lavoro hai utilizzato, per individuare e passare così velocemente ed efficacemente in rassegna i tanti singoli autori e le tante singole opere citate?
Non è stato semplice. Ho dovuto fare delle scelte, in alcuni casi ardue. Per compensare ho inserito un apparato bibliografico massiccio, così che chi fosse interessato agli approfondimenti del caso potesse meglio orientarsi.
- Ci sono tre opere cinematografiche – ebbene sì, hai incluso anche quelle! – la cui apparizione nel tuo discorso mi ha particolarmente colpito: “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, “A dangerous method” di David Cronenberg, e “Dead Poets Society (L’attimo fuggente)” di Peter Weir. Perché sono così importanti? Ci parli brevemente di tutte e tre come hai fatto nel tuo saggio?
Le tre opere cinematografiche citate hanno pari rilevanza in relazione a dei punti fondamentali affrontati nella trattazione. Nello specifico: “L’attimo fuggente” contiene un’esortazione a cambiare postazione favorita di osservazione per scorgere nuovi punti di vista; per quanto concerne “La grande bellezza”, le parole di Jep Gambardella mi sono sembrate perfette per calare il sipario, così le ho prese in prestito; infine, mi sono servita del film “A dangerous method” per il rimando, imprescindibile, a Sabina Spielrein e alla vicenda che la lega a Freud e Jung. L’ispirazione, in quest’ultimo caso, è nata dinanzi alla scena in cui Sabina prova intenso godimento nel momento in cui viene violentemente frustata. “Il piacere ci serve esattamente come ci serve il dolore”: da qui il mio nuovo saggio in uscita questi giorni, “Lo stridente piacere”.
- Eleonora, grazie di aver parlato con noi, e scomodiamo ancora Peter Weir, Walt Whitman e Robin Williams per salutarci: che effetto ti piacerebbe raggiungesse la lettura del tuo libro? Vorresti chi ti legge diverso, dopo la lettura, un po’ come i ragazzi del film? In che cosa vorresti cambiati i tuoi lettori e lettrici?
Il film rappresenta alla perfezione ciò che mi piacerebbe provocare: un desiderio di ricerca incessante del bello, stimolare curiosità, desiderio di approfondimento e amore per la conoscenza, per raggiungere obiettivi fondamentali come l’esercizio della libera espressione e della creatività, soprattutto nei più giovani.