La celebre e dibattuta frase del dio Plutone «Papè Satan, papè Satan aleppe» con cui Dante Alighieri apre il canto VII dell’Inferno è stata variamente interpretata durante gli ultimi due secoli. Sovente la frase è stata ricollegata alla conoscenza da parte di Dante di qualche espressione araba: il poeta avrebbe adattato la frase araba «La porta di satana, la porta di satana, fèrmati!», oppure «Disonore, satana, disonore, satana, nella tua casa!». Negli anni ’20 del ’900, il filologo Manfredi Porena pensò che la parola aleppe significasse aleph, la lettera numero uno dell’alfabeto ebraico, che vale anche come riferimento al Primo Principio, Dio; interpretando pape come genitivo latino («del papa») e satan nel suo significato ebraico di «nemico, avversario», riferiva le parole di Plutone a Dante stesso, presentato come «Nemico del papa, primo nemico del papa!». Invece Gabriele Rossetti, padre del celebre pittore preraffaellita Dante Gabriel Rossetti, negli anni ’30 dell’800 parafrasò la frase come «Pap’ è satana, Pap’ è satana, Signore», dove il nemico (satana) del Signore sarebbe il papa stesso. Ma quale papa: Bonifacio VIII, o piuttosto Clemente V, che – cedendo alla volontà del re di Francia Filippo IV – soppresse l’Ordine dei Cavalieri Templari proprio pochissimi anni dopo un possibile viaggio di Dante a Parigi? Queste possibilità, insieme ad altri brani della Commedia e al noto ricorrere del numero nove nella Vita Nuova, potrebbero indicare che Dante si sentiva ideologicamente vicino ai leggendari monaci-cavalieri e non è impossibile che lo fosse realmente.Continua la lettura…