Il Sistema di istruzione e formazione gioca un ruolo centrale nella soluzione anche dell’annosa “questione meridionale”. La “povertà educativa” genera “povertà economica”, e quest’ultima genera ulteriore “povertà educativa”.
Con il genio tipico degli artisti, Carlo Levi, nel 1946, scriveva:
«Che l’analfabetismo sia legato alla miseria è un fatto di ovvia osservazione. Se si potesse fare una carta della sua diffusione credo che essa coinciderebbe, fino ai più minuti particolari, con quella della povertà, della sterilità della terra, della mancanza di industrie, delle cattive condizioni sanitarie, della malaria, dell’insufficienza delle comunicazioni e delle opere pubbliche».
In questo volume, primo di quattro, Paolo Saggese affronta il problema del ritardo del Sistema scolastico meridionale nei confronti delle regioni del Centro e soprattutto del Nord d’Italia nel primo secolo dell’Unità nazionale (1861-1961). Questo ritardo, fatto registrare da tutti gli analisti e in particolare dalle rilevazioni dei risultati delle Prove INVALSI, ha un’origine antica, rimonta già agli anni dell’Unità nazionale.
Attraverso l’analisi delle inchieste e dei saggi di alcuni importanti meridionalisti e intellettuali anche del Nord d’Italia (Rocco Scotellaro, Carlo Levi, Umberto Zanotti-Bianco, Anna Lorenzetto, Manlio Rossi-Doria e tanti altri), l’autore sintetizza le cause di tale ritardo, i cui effetti sono ancora operanti e spiegano in parte la situazione attuale.
Occorre, in sintesi, un impegno straordinario da parte dei Governi e della società tutta per sostenere la Scuola italiana e meridionale, altrimenti sarà precluso lo stesso futuro del Sud e della Nazione, incapace di stare al passo con gli altri Paesi più ricchi e industrializzati, europei e non.
L’autore:
Paolo Saggese (Torella dei Lombardi, Av, 1967), dirigente scolastico, già docente di Letteratura latina presso la SICSI dell’Università di Salerno (2004-2008), già docente di Letteratura latina e greca nei Licei, già Responsabile culturale del Parco Letterario Francesco De Sanctis, Direttore scientifico del Centro di Documentazione sulla Poesia del Sud, componente del Comitato scientifico del Centro di ricerca “Guido Dorso”, componente del Consiglio di amministrazione della Fondazione “Sistema Irpinia”, intellettuale militante, critico letterario, formatosi all’Università di Firenze, dottore di ricerca in filologia greca e latina (1994-1996), studioso tra gli altri di Francesco De Sanctis, Antonio Gramsci, Rocco Scotellaro, Leonardo Sciascia, Pasquale Villari, Guido Dorso, Manlio Rossi-Doria, Giustino Fortunato, Carlo Levi, Umberto Zanotti-Bianco, Anna Lorenzetto, Alda Merini, Andrea Zanzotto, è autore o curatore di più di sessanta volumi dedicati alla Letteratura latina e italiana, al pensiero meridionalista e alla storia irpina, di numerosi saggi e di un migliaio di interventi giornalistici.
Ha dedicato numerosi volumi, studi e interventi giornalistici alla “damnatio memoriae” della Letteratura meridionale. Grazie al suo impegno ventennale (e a quello del poeta Giuseppe Iuliano e di numerosi altri intellettuali) si è dato vigore al dibattito intorno alla Letteratura meridionale del ’900, che rischia di essere esclusa persino dallo studio nelle aule dei Licei.
È autore tra l’altro di tre fortunati romanzi sulla corruzione, Lettera a un Giudice e Il processo (Magenes Editoriale, Milano, 2015, 2017), di cui La ribellione rappresenta l’ultimo “capitolo” (Delta 3 edizioni, Grottaminarda, Av, 2020).
Tra gli ultimi suoi libri, Alle origini della questione meridionale. Pasquale Villari, Giustino Fortunato, Guido Dorso e il magistero di Francesco De Sanctis, Il Terebinto, 2019, e Antonio Gramsci il meridionale, con Giuseppe Iuliano, Il Terebinto, 2021. Ha curato, con Gianni Festa e Giuseppe Iuliano, il volume Irpinia 1980-2020. Memorie di un terremoto durato 40 anni (Delta 3 edizioni, 2020).