È insieme “terra di grandi libertà” e “di conquista” quella che racconta Ottaviano De Biase nella sua raccolta “Nel cratere d’inverno”, Terebinto edizioni. Una terra vinta dai giochi sporchi della politica che riesce però ancora a farsi scenario suggestivo di amori e vincoli forti, ad accendere nuove speranze, coltivata con il proprio sangue e sudore. Si spiega così l’invocazione che introduce la raccolta “Vi prego/Non portatemi via i luoghi di casa mia/aldilà di queste acque e di queste terre/abbiamo già avuto troppi eroi morti sul campo”. Poiché tutto, in questo canzoniere, sembra ruotare intorno alla forza simbolica della madre terra, che vale ancora la pena difendere, ci ricorda il poeta, con il suo bagaglio di memoria “Finche lacrime e dispiaceri/uniti/ rivendicheranno nuovi spazi/avremo sempre un esercito di uomini/liberi e generazioni di giovani/pronte a rioccupare le piazze pur di difendere/tutto ciò che la terra contiene” [da Il Corriere di Avellino].