R. Robert, Finché suona la campana, Silele, 2016, pp. 570, € 20.00
Il libro ci svela il dietro le quinte dell’imprevedibile e spregiudicato mondo dell’informazione e dell’intrattenimento tv. È un lavoro di grande scorrevolezza, nonostante il suo lungo sviluppo di quasi seicento pagine, e dal suggestivo profilo da amarcord. Ci ritroviamo condotti attraverso l’epoca che parte dalla gloriosa nascita e dai tempi d’oro della televisione, per approdare infine alla sua caotica, genialoide frammentazione nel magmatico multiverso dell’emittenza privata, dove le opportunità si moltiplicano alla stessa velocità dei pasticci ad esse interconnessi, che a loro volta si snodano in parallelo agli eventi cruciali della cronaca e della storia italiana del periodo. La campana del titolo infatti è quella del ring di boxe a fine round, perché diversi fra i personaggi amano alla follia questo sport, e perciò si sentono dei veri combattenti, anche e soprattutto nella loro vita professionale: nel bene e nel male. Un romanzo leggero e divertentissimo, nel quale riconosciamo un serraglio di tipi umani che nella realtà di questi ultimi anni di circo mediatico avevamo avuto già modo di identificare: la cantante da talent show, il palestrato aspirante tronista, la vamp senza scrupoli, e tutta la sequela di sagome che animano i nostri schermi e le nostre cronache nazionali. In una sarabanda irresistibile ed esilarante di giochi degli equivoci e di astuzie della ragione dove, come in una moderna, commedia shakespeariana, in barba agli articolati e a volte persino mefistofelici progetti degli sciagurati singoli attori e attrici delle vicende narrate, alla fine sono spesso l’entropia e le beffe del caso a farla da padrone. E nel finale, una sentenza lucida e disincantata, che ci illumina a fondo su un mondo che forse ci illudevamo di ben conoscere perché a noi molto familiare nel nostro quotidiano di teleutenti, ma che in realtà cela risvolti ai quali forse non avevamo mai pensato.
Carlo Crescitelli è nato ad Avellino, Irpinia, dove oggi vive, e va oramai per i sessanta. Gli piacciono: la musica rock e la world music, il cinema, i viaggi al freddo e alla pioggia, la letteratura fantascientifica, fantastica e misteriosa in genere. Ma non solo queste cose, e non necessariamente in questo ordine. Un’altra cosa che gli piace è scrivere storie: ma forse ancor più gli piace leggerle e raccontarle. È per questo che voi lo leggete qui, e che possiede tutti i romanzi di Emilio Salgari, e continua a mandare in giro il suo alter ego l’antiviaggiatore quando può.
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