La sorprendente strada per la felicità
Intervista a Fabrizio Corgnati
Abbiamo rivolto un po’ di domande a Fabrizio Corgnati, il vincitore – con il suo saggio “La fine del mondo (non) è vicina”, Santelli Editore 2023 – della sezione saggistica dell’edizione 2023 del nostro concorso letterario per opere edite “Un libro in vetrina”. Qui sotto trovate una sintesi della nostra conversazione.
Per incominciare, le nostre congratulazioni per questo tuo successo: le tue serrate argomentazioni critiche, così felicemente immuni da intenti conflittuali o competitivi, non ci hanno lasciato dubbi nell’attribuzione del premio. Una sensibilità positiva molto singolare, la tua, su temi come questi in tempi come questi, non trovi?
Sono d’accordo, infatti questa è esattamente la ragione che mi ha portato a scrivere questo libro. Quello che stiamo vivendo è un periodo di crisi, e ce ne siamo accorti tutti, non c’era bisogno che intervenissi io a sottolinearlo. Ma crisi significa transizione tra il vecchio e il nuovo. Peccato che la stragrande maggioranza delle narrazioni, sui giornali, sui libri, in tv, sul web, si concentrino sulla morte del vecchio. Mai nessuno che racconti la nascita del nuovo mondo, che pure è sotto i nostri occhi, basta saperla guardare. Ecco perché ci ho provato io.
Abbiamo detto delle tue personali leve critiche; parliamo ora invece delle critiche ricevute da parte del tuo pubblico. I tuoi argomenti e le frecce al tuo arco spesso stupiscono e sempre incuriosiscono: proprio per questo, siamo interessati a conoscere cosa ti è finora ritornato in termini di interazione e confronto.
Fin da quando il libro esisteva solo nella mia testa, ma già parlavo in giro di questi temi che mi appassionano, ho sempre riscontrato un grande interesse. Nonostante io abbia lavorato molto per dimostrarla con grande rigore, attingendo a ricerche, studi scientifici, dati e teorie, nel merito si può essere o meno d’accordo con la mia interpretazione, questo è legittimo. Ma non mi è mai capitato di incontrare nessuno che non si sentisse toccato o colpito dagli argomenti. Immagino che il motivo sia semplice: ciò di cui parlo riguarda la vita di ciascuno di noi, lo viviamo sulla nostra pelle quotidianamente.
Ogni libro fa il suo cammino, e quello di un saggio in particolare può essere orientato a numerosi destini possibili. Quali sono stati, ad oggi, i passi compiuti da questo tuo testo nel mondo dell’ informazione, dell’ accademia, dell’attualità, dell’educazione in genere? Te l’aspettavi così come è stato, l’esordio di questo tuo lavoro o avevi in mente luoghi e scenari di dibattito differenti?
Essendo io un esordiente totale nel mondo della saggistica, la verità è che non mi aspettavo un riscontro così ampio e interessato. Sto facendo presentazioni in tutta Italia, sono stato invitato a parlare da un paio di università, diverse testate mi hanno dedicato articoli e interviste. Il mio non è un manuale accademico, non sarei nemmeno in grado di scriverne uno. Semmai, vuole essere un testo di divulgazione, infatti ho lavorato molto per rendere le tematiche di cui parlo, seppure di per sé a volte piuttosto complesse, il più accessibili e comprensibili possibile, per un pubblico vasto e non specializzato.
Con quale atteggiamento vorresti ci si ponesse di fronte alle tue pagine? Hai dei consigli, una qualche chiave di lettura da suggerire in particolare?
Scrittori molto più illustri di me dicono che la stesura di un libro si può dichiarare conclusa solo quando esso finisce nelle mani del lettore. Cioè che quest’ultimo è co-autore della sua creazione, per certi versi. La mia esperienza finora è che, tra quelli che mi hanno comunicato il loro parere sul testo, ciascuno lo ha letto a modo suo. Chi per venire a contatto con un’opinione diversa da quelle a cui è abituato, chi studiandolo a fondo e prendendo appunti, chi appassionandosi alla vicenda come un romanzo, chi ancora lo ha letto più di una volta per essere sicuro di cogliere tutte le sfumature. Questa gamma così vasta di possibilità mi ha colpito, è andata ben oltre le mie aspettative e quindi penso che il bello stia proprio nella libertà di porsi davanti alle mie pagine con l’atteggiamento che si preferisce.
L’impegno multidisciplinare che caratterizza il tuo scritto è davvero notevole. Come l’hai costruito? È stato un procedimento spontaneo e desiderato, o viceversa una soluzione inevitabile, alla luce dei tuoi oggetti di trattazione?
Innanzitutto è una mia tendenza spontanea, figlia del mio carattere curioso. Sono sempre stato attirato da tante diverse discipline e ho sempre avuto l’ossessione per sistematizzarle in una teoria quanto più possibile unitaria e coerente. Penso anche che questo sia un approccio interessante e oggi poco diffuso al sapere. Se nel passato i sapienti erano figure eclettiche alla Aristotele o Leonardo, attualmente abbiamo il culto della specializzazione. Invece io credo che servano gli esperti delle singole materie, ma servono anche coloro che li fanno parlare gli uni con gli altri, che coltivano un punto di vista più ampio in modo da non perdere la prospettiva d’insieme.
Chiudiamo con una domanda impegnativa e vaga, dalla quale però chi, come te, vuol dichiaratamente indagare il domani del mondo non può in alcun modo esimersi: che cosa succederà nelle nostre vite adesso?
Non stiamo andando verso la fine del mondo, ma verso la fine di un mondo sì. Nel senso che, collettivamente, stiamo cambiando obiettivi e modello di sviluppo. Non voglio nasconderlo: questo cambiamento si ripercuote sulle esistenze individuali di ciascuno di noi. Affrontarlo può essere faticoso, impegnativo, doloroso; ci richiede di metterci in discussione, di abbandonare i punti di riferimento abituali e cercarne di nuovi. Ma, allo stesso tempo, rappresenta un’opportunità straordinaria: quella di guardare alla realtà con occhi nuovi, sperimentare soluzioni differenti ai problemi che ci hanno afflitto fino a oggi, darci orizzonti inesplorati di crescita e miglioramento. È un’opera creativa straordinaria, che come tutte le opere creative richiede tanto lavoro, ma è anche in grado di dare un senso totalmente inedito alle vite di tutti noi.
Intervista a cura di Carlo Crescitelli
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