di Carlo Crescitelli
Una stringata raccolta di dodici racconti brevi: tutti di immediato, colloquiale impatto, e di facile lettura, per stessa ammissione dell’autore, che dimostra di conoscere fin troppo bene il segreto di una comunicazione semplice ed efficace. Perché le svagate e strampalate storie che Azzalin ci propone acquistano, man mano che si susseguono una dietro l’altra, il senso preciso di un messaggio; erratico ed ipnotico quanto si vuole, al punto da risultare a tratti persino stordente, eppure puntuale dietro l’angolo a ricordarci il motivo per cui siamo ancora lì a leggere. In sostanza, teniamo il libro aperto davanti a noi per riflettere sulle batoste che troppo spesso l’esistenza infligge; e non possiamo farci proprio nulla, se non ammetterlo e convenirne, confrontandoci sollevati con le improbabili e assurde vicende alle quali assistiamo. Tranquilli come siamo che non potrebbero mai capitare a noi; ma vogliamo scherzare, e ma certo che no, e ci mancherebbe altro, e ma se invece… se invece ci fosse davvero una parte di noi, in quella pazzesca galleria di balordi sfigati con i quali proprio stentiamo a identificarci? Se loro invece fossero… noi? E noi loro? Il dubbio si insinua. E se tutto questo vi sembra assurdo, ci tengo a dirvi una cosa… avete perfettamente ragione: lo è! Ma è proprio per questo che dovete leggere, calarvi a fondo nel nonsense per trarne l’idea, sconsolata e beffarda quanto volete, eppure necessaria ed urgente. Chissà, forse domani sbaglierete un po’ meno. O forse invece no, sbaglierete lo stesso perché tanto non potrete farci nulla uguale; ma intanto pensateci, che difficilmente meglio di così la fatica di vivere si poteva rappresentarvela e spiegarvela. E frattanto, a costo di ripetermi: sappiate che vi ritrovate fra le mani un bel progettino letterario con parecchi tratti di genio, e dunque… lettura altamente consigliata.
L’articolo completo è disponibile sul numero 2 (2020) di “Riscontri”