di Roberta Rosselli
Il lavoro si occupa delle teorie espresse da Ettore Romagnoli in merito alla traduzione dei classici latini e greci. L’analisi di tali teorie permette di gettare un ponte tra la polemica nata sul tema nella seconda metà dell’800 e lo stato attuale degli studi classici, al fine di apprezzare l’importanza e la delicatezza dell’opera di esegesi e, appunto, traduzione. Il concetto centrale è che la traduzione consiste in un procedimento creativo: chi traduce, infatti, non è un mero esecutore di una trasposizione di idee non sue in un’altra lingua, ma un demiurgo che offre un prodotto in parte originale. L’esperienza di collaborazione alla Collezione Romana e soprattutto la traduzione del testo oraziano, offrono degli esempi concreti (alcuni dei quali sono elencati a titolo conclusivo) del modo di procedere e di pensare di Romagnoli; egli, infatti, sperimentò concretamente la necessità di ragionare sulla traduzione nei termini di un procedimento critico e creativo, nonché l’utilità di rivalutare costantemente nel tempo le opere di traduzione già svolte al fine di adattarle alle evoluzioni linguistiche e culturali del momento.
L’articolo completo è disponibile sul numero 2 (2019) di “Riscontri”
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Roberta Rosselli è nata a Roma il 22 gennaio 1995. Dopo aver conseguito il diploma di maturità classica, ha proseguito con gli studi di antichità, cogliendo nella valorizzazione della storia del passato un utile mezzo tramite cui giungere alla comprensione del tempo presente. Ha conseguito nel 2017 la laurea triennale in Lettere classiche con lode presso l’Università La Sapienza di Roma, con una tesi dal titolo Le Epistole di Orazio tradotte da Ettore Romagnoli; nel medesimo tempo, ha lavorato sull’Epitome de Caesaribus, nell’ambito del Percorso d’Eccellenza promosso dal suo corso di studi. È attualmente iscritta al corso di laurea magistrale in Filologia, letterature e storia del mondo antico presso lo stesso ateneo.