Amore e suspense nel thriller distopico
di Marzia Re Fraschini
intervista a cura di Carlo Crescitelli
Marzia, eccoci qui a parlare di questo tuo romanzo “Progetto estinzione”, pubblicato nel 2020 dall’Associazione Culturale TraccePerLaMeta. C’è un caso scatenante da cui muove l’azione: quello di una immaginaria pandemia, che pur non essendo direttamente mortale, risulta potenzialmente per diverso motivo altrettanto letale. Ma è anche da subito chiaro che la partita non si gioca solo e soltanto su questo: cosa volevi in termini più generali rappresentare, quando hai ideato e portato sulla pagina la vicenda?
Da molto tempo il desiderio di scrivere un romanzo occupava in modo insistente la mia mente, ma il lavoro di insegnante e di autrice di testi di matematica, la famiglia e la gestione quotidiana della vita non mi avevano consentito di portare avanti questo sogno. Poi, verso la fine del 2019, arriva il Covid che, con tutte le problematiche che ha portato nel mondo, mi ha però concesso di avere un po’ più di tempo per portare a termine il mio progetto.
E così nel romanzo arriva una strana pandemia causata volontariamente da un essere umano che può mettere in crisi l’esistenza stessa della razza umana. E tutto si svolge intorno a questo, mettendo però bene in evidenza l’importanza fondamentale della collaborazione tra esseri umani, l’amore che nasce, vive e sopravvive nonostante tutto, la crescita della consapevolezza di ciò che siamo e possiamo fare per il bene del pianeta che ci ospita.
Tu sei un’insegnante di matematica, e nel tuo libro sono numerosi i dettagli scientifici e tecnologici. Che però non vengono mai presentati come fattori essenziali rispetto ad altri di tutt’altra natura, come ad esempio il caso, o i sentimenti. E allora: tu nel primato della scienza ci credi o no?
Ci credo tantissimo, la scienza è ciò che permette di prendere decisioni assennate. Le intuizioni e le scoperte scientifiche non possono essere messe in discussione se non per motivi di verifica e accertamento delle stesse. Giusto per fare un esempio, Einstein ha creato la teoria della relatività da un puro pensiero, ma la sua validità è stata confermata in seguito da numerosi esperimenti, così come la sua teoria delle onde gravitazionali e si potrebbero fare numerosissimi altri esempi. In campo medico-scientifico la ricerca è di fondamentale importanza per trovare metodi di cura, medicinali e vaccini.
Sfortunatamente, però, a volte la scienza viene male utilizzata dall’essere umano, e la storia ci ha fornito purtroppo diversi esempi di questo utilizzo insensato; dalla bomba atomica alle infinite recenti polemiche sui vaccini anti-Covid.
Nel mio romanzo uno dei protagonisti sviluppa il suo progetto pandemico proprio utilizzando la scienza, seppur per scopi non condivisibili; un altro personaggio ha delle intuizioni che poi la scienza verifica essere veritiere.
E’ indubbio che a volte il caso interviene (tutti conoscono la leggenda della mela di Newton), ed una osservazione casuale può portare a intuizioni e scoperte incredibili. Ma è anche l’amore delle persone che ci circondano ad aiutarci a portare avanti i nostri ideali e a realizzarli.
I tuoi personaggi si spostano lungo coordinate geografiche degne di un film di James Bond: Praga, Friburgo, Londra, la Costa Azzurra, la Riviera Ligure, e credo di non averle citate neanche tutte. Come mai proprio quelle? Tuoi riferimenti di estetica e immaginario del cinema, mete turistiche tue personali, altre ragioni?
Alcune località menzionate nel romanzo sono da me conosciute per averle visitate e averci anche passato brevi periodi della mia vita, altre mi sono note solo per averle visitate con la mia mente basandomi su informazioni trasmesse da amici o più semplicemente trovate su libri e rete Internet.
Le località che ho scelto dovevano comunque essere “compatibili” con i personaggi del romanzo e non è stato subito facile costruire il percorso di ognuno e renderlo idoneo anche a costruire il proprio rapporto con gli altri.
Gli intrecci sentimentali che hai sviluppato si ritrovano talvolta a prendere il sopravvento su quelli strettamente polizieschi: per come la vedi tu, la tua storia si può definire più un thriller o più un romance?
Credo che sia un misto tra le due cose; sicuramente un thriller, ma un thriller che non tralascia i sentimenti tra le persone, anzi ne fa un punto importante.
Ogni nostro comportamento, buono o cattivo che sia, nasce dai sentimenti che proviamo. Anche l’apparente mancanza di emozioni che uno dei personaggi del romanzo sembra manifestare è il risultato di sentimenti seppelliti nel fondo dell’anima e ciò che aiuta a risolvere le diverse situazioni che si presentano sono proprio l’amore e la passione nei confronti delle persone che ci stanno vicine.
E veniamo ora al tuo finale, senza ovviamente svelarne il contenuto: alla luce di come la trama si risolve, si ha la sensazione che tu ti sia vissuta la scrittura di questo tuo lavoro come una sorta di missione da compiere, come l’urgenza di voler dire qualcosa di importante. È stato davvero così?
Sembra banale dire “Alla fine il bene trionfa sempre”, forse i romanzi piacciono ai loro lettori perché, contrariamente a quello che a volte purtroppo accade nella realtà, il finale non è mai tragico. Ci piacerebbe che qualcosa che è solo frutto della fantasia non finisse bene?
Nel mio caso però c’è dell’altro. Nella vita si incontrano tante persone, qualcuna ci trasmette qualcosa di buono, qualcun’altra no, e lo stesso facciamo noi con gli altri.
Quello che, attraverso il racconto e i comportamenti dei miei personaggi, volevo trasmettere al lettore è che in qualunque situazione quello che paga nella vita è il comportamento corretto, disponibile nei confronti degli altri, senza la paura di mostrare sentimenti, è il dare senza avere la pretesa di ricevere, è la consapevolezza che l’odio porta solo al nulla mentre l’amore al tutto.
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